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    Beni comuni e proprietĂ  Oltre l'appartenenza esclusiva

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    La ricerca sui beni comuni negli ultimi anni ha acquisito rilevanza in ragione delle profonde trasformazioni che hanno investito i beni privati e i beni pubblici, alla luce dei mutati equilibri fra “pubblico” e “privato”. A partire dall’analisi del concetto di bene giuridico, come delineato dall’articolo 810 del Codice Civile, si sono studiate le categorie dei beni privati e dei beni pubblici e le loro trasformazioni. Per quanto attiene ai beni privati, si è trattato della proprietà e delle proprietà (Pugliatti, 1954), per guardare poi all’evoluzione dell’istituto, in una prospettiva attenta al testo costituzionale e alla Carta di Nizza. Alla luce della rilevanza assunta dall’impresa e dalla società per azioni è parso opportuno trattare dell’affermarsi di quella prospettiva che guarda ai beni in ragione della loro gestione e dello sfruttamento delle utilità. Per quanto riguarda i beni pubblici in una prospettiva critica si è analizzata la distinzione codicistica (artt. 822-830 c.c.) fra beni demaniali, del patrimonio indisponibile e del patrimonio disponibile, per poi indagare le trasformazioni della categoria alla luce delle recenti privatizzazioni, e la recente proposta della “Commissione Rodotà”. Tracciata una panoramica sugli statuti dei beni pubblici e dei beni privati, si è guardato alla ratio della distinzione attraverso la prospettiva dei diritti fondamentali. La riflessione sui beni comuni si colloca in seno alle trasformazioni che investono ed hanno investito le categorie di beni, e pare tesa alla ricerca di una dimensione altra rispetto alla tradizionale distinzione beni pubblici/beni privati. Brevemente riassunta la proposta di riforma dei beni pubblici elaborata dalla “Commissione Rodotà” che propone l’introduzione della categoria dei beni comuni all’interno del Codice Civile, si è dedicato il secondo capitolo alla rassegna critica dei principali autori che si sono occupati del tema dei beni comuni; si è trattato delle posizioni di Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Maria Rosaria Marella e Alberto Lucarelli; infine si è accennato al pensiero filosofico di Antonio Negri e Michael Hardt, in ragione dell’influenza che questo ha avuto nel dibattito giuridico. Si è poi guardato alla giurisprudenza che potesse intersecare – se non occuparsene direttamente – del tema dei beni comuni, in quanto questa, costituendo il riferimento al diritto vivente, ha permesso di inquadrare meglio il tema da un punto di vista strettamente giuridico. Si è infine tentato di individuare i nodi fondamentali attorno a cui si sviluppa la riflessione sui beni comuni in una prospettiva che li ponesse a confronto con i principi cardine dei regimi dei beni privati e dei beni pubblici; in questo senso si è trattato della compatibilità della nozione di “beni comuni” con quella di bene giuridico, dei rapporti fra lo ius excludendi alios, tradizionale prerogativa proprietaria, e il diritto a non essere esclusi, in relazione al carattere extracommercium dei beni comuni. Si è poi trattato del legame fra diritti fondamentali e beni comuni, e l’analisi di questo rapporto ha costituito la base per indagare l’uso comune dei beni e la fruizione collettiva nella prospettiva dei beni comuni. Infine si è fatto cenno a possibili schemi di gestione dei beni comuni

    Shedding light on typical species : implications for habitat monitoring

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    Habitat monitoring in Europe is regulated by Article 17 of the Habitats Directive, which suggests the use of typical species to assess habitat conservation status. Yet, the Directive uses the term “typical” species but does not provide a definition, either for its use in reporting or for its use in impact assessments. To address the issue, an online workshop was organized by the Italian Society for Vegetation Science (SISV) to shed light on the diversity of perspectives regarding the different concepts of typical species, and to discuss the possible implications for habitat monitoring. To this aim, we inquired 73 people with a very different degree of expertise in the field of vegetation science by means of a tailored survey composed of six questions. We analysed the data using Pearson's Chi-squared test to verify that the answers diverged from a random distribution and checked the effect of the degree of experience of the surveyees on the results. We found that most of the surveyees agreed on the use of the phytosociological method for habitat monitoring and of the diagnostic and characteristic species to evaluate the structural and functional conservation status of habitats. With this contribution, we shed light on the meaning of “typical” species in the context of habitat monitoring

    New national and regional Annex I Habitat records: from #83 to #101

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    New Italian data on the distribution of 17 Annex I Habitats are reported in this contribution. Specifically, 11 new occurrences in Natura 2000 sites are presented and 30 new cells are added in the EEA 10 km Ă— 10 km reference grid. The new data refer to the Italian administrative regions of Apulia, Campania, Calabria, Lazio, Sardinia, Sicily and Tuscany

    L’interpretazione estensiva dell’art. 1, prot. 1, Cedu: fra tutele proprietarie e beni comuni

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    La Corte europea dà all'art. 1, prot. 1, Conv. eur. dir. uomo una interpretazione estensiva: sono considerati come «beni» anche «interessi sostanziali», fra cui la legittima aspettativa di vedere realizzato un interesse patrimoniale. Tale interpretazione pare passibile di critica sotto il profilo dell'ampiezza della nozione di bene, nel cui novero sono ricondotte anche situazioni in cui si è in presenza di meri interessi patrimoniali, in vari casi connessi all'esercizio dell'attività d'impresa. Con riguardo alla tendenza della Corte europea a riconoscere il danno morale, occorrerebbe in via preliminare delimitare l'ambito di estensione della norma, e sembrerebbe porsi un problema di coordinamento fra il sistema Conv. eur. dir. uomo e l'ordinamento interno
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